Intervista di Rossana Calbi
Io ci sono stata a Borgo Valsugana, è un piccolo paese nel Trentino con tantissime banche e le campane che scandiscono il tempo in un silenzio lentissimo. Lì ci ho trovato la principessa Sissi: nei dintorni ci sono diverse località che la ricordano, l’intero Parco Secolare degli Asburgo, a Levico Terme, ormai è riconosciuto con il nome della principessa entrata anche nei nostri cuori grazie a Romy Schneider.

Tra quelle montagne dalla bellezza antica, che respirano ancora il rigore tedesco, è nata Anna Giongo, i suoi colori sfumati, le sue creature poetiche le ho viste in occasione di una convention romana, The Other Side of the Ink, ne sono rimasta incantata e da allora cerco di farle qualche domanda per scoprire qualcosa che vada oltre la sua linea poetica ben precisa.
Nella terra che trasforma la natura in arte: è incredibile l’esperienza di Arte
Sella, Anna Giongo è tornata a viverci, e nello studio del piercer Simone Vario
presenta tutte quelle suggestioni in cui è cresciuta e di cui fa parte.
Come hai iniziato? Raccontaci il tuo
praticantato, che tipo di impegno ti ha richiesto e come lo hai sviluppato?
Ho iniziato a tatuare
abbastanza tardi, quando avevo 32 anni. Abitavo a Londra allora, mi fu regalato
un tatuaggio per il mio compleanno e in quell’occasione il tatuaggio mi trovò,
capii che era quello che volevo fare “da grande”. Avevo sempre
disegnato, sin da piccolina. Ho studiato conservazione dei beni culturali a
Venezia e successivamente ho frequentato l’accademia del fumetto a Firenze. A
26 anni mi sono trasferita a Londra in cerca di fortuna. Dopo aver lavorato
nella ristorazione per svariati anni, la fortuna e il tatuaggio finalmente mi
trovarono. Trovai posto come apprendista in uno studio in East London e per più
di un anno lavorai contemporaneamente al ristorante e allo studio, spostandomi
in bicicletta avanti e indietro per Londra per risparmiare il più possibile in
quanto l’apprendistato non era pagato. Lavoravo e disegnavo sodo, finché un
giorno, decisi che era giunto il momento di lasciare il ristorante e
concentrarmi solo sul tatuaggio. All’inizio fu molto dura ma piano piano
riuscii a crearmi un bel portfolio, mi spostai in uno studio un po’ più grande
e iniziai ad avere i miei clienti. Finché tre anni fa, decisi di tornare in
Italia. Ora lavoro a Trento al Vertigo, che è il primo studio aperto in
Trentino, vent’anni fa. Mi piace tatuare animali e fiori, faccio fatica a
identificarmi con uno stile in quanto credo di essere ancora in una fase dove
mi piace sperimentare nuove cose e trasformarmi con il tempo.
Il rapporto con le nuove leve? Cosa consigli a chi inizia
adesso a tatuare?
Alle nuove leve consiglio di disegnare tanto,
essere umili e accettare anche le critiche perché senza quelle non ci si
evolve. Consiglio anche di non dare troppa importanza ai social o ai like, ma di utilizzare il tempo facendo
una passeggiata nel bosco per trovare ispirazione dalla natura. Non sono i
social a renderti bravo, ma il duro lavoro, la costanza e la
cocciutaggine!

Anna Giongo è ritratta da Mattia Dori
@anna_giongo
@rossanacalbi