intervista
di
Rossana Calbi
La prima volta che ho visto i lavori di Valeria
Puzzovio è stato durante un mio momento di pausa da una rassegna d’arte a cui
lavoravo a Specchia, in provincia di Lecce. Ero entrata in un negozio di
tessuti antichi che raccontava e recuperava gli intrecci di filo di quella
terra, tra i colori tenui che mi riportavano a una sobrietà che sembra essere
dimenticata, erano esposti disegni delicati e incantati.
Immediatamente il mio pensiero è andato a un nuovo modo di fare disegno in
Spagna, che ho riscontrato nell’ultimo decennio, e poi scopro che l’artista è
pugliese, di Maglie, un antico borgo distante solo 23 chilometri da dove mi
trovo. Il mio pensiero di infittisce di domande e, messo il suo bigliettino da
visita nella shopper con il mio ultimo e antico acquisto, inizio a fare
ricerche e scopro che la mia sensazione non era del tutto sbagliata, il profumo
che avevo sentito era quello del mare catalano, Valeria è stata una delle
protagoniste del Mercado de obra grafica de Barcelona, forse per questo si
perde nei blu profondi di Miró e i suoi capelli sono tragici quanto quelli
dell’artista valenciana Ana Juan. Vivere in un borgo significa avere la pace
per studiare, pensare limitando le distrazioni e assorbire tutto ciò che si
vede quando si è di fronte al nuovo. Significa scegliere a cosa ispirarsi e non
essere vittime di presentazioni e workshop legati alla tendenza del momento.
Significa essere più liberi di pensare e fare in modo difforme.

Conosco
molti e bravi illustratori che combinano la loro arte con il teatro: Cristina
Gardumi, Daria Palotti, Fabian Negrin e anche tu. Come si combina la tua arte
con la scena?
Innanzitutto
grazie per l’accostamento a grandi nomi del settore. Le locandine teatrali che
realizzo sono necessariamente interconnesse con la scenografia e la
costumistica dello spettacolo: c’è un costante filo conduttore e, con la mia
personale visione e tratto stilistico, cerco di racchiudere il senso della
storia, stimolando l’attenzione del fruitore e lasciando comunque spazio
all’immaginazione.
In altre parole, disegno il luogo dove fantasia e realtà si incontrano e
convivono.
Remando
una barchetta in un laghetto quale direzione prenderesti? Cosa vorresti vedere
più da vicino?
Mi
dirigerei verso il centro del laghetto e rimarrei proprio lì, per minuti o
forse per ore, a mirare lo spazio al di là dell’arida sponda e a
riflettere su come le cose cambiano valore, e potere, semplicemente guardandole
da un’altra prospettiva.

E vorrei vedere più da vicino il fondale del lago, immergermi con lo sguardo lì dove è buio e l’acqua, più densa e calda, nasconde misteri. Proprio come l’animo umano, la cui profondità nasconde la vera bellezza.
@valeria_puzzovio
@rossanacalbi