Intervista di Alessandra Giannini

Chi non ha mai pianto di fronte alla perdita di una gamba o peggio di un occhio della bambola preferita? Chi non è rimasto mai male quando, dopo aver tagliato a zero i capelli di Barbie, si è accorto che non ricrescevano più? Chi non ha mai preso in mano ago e filo cercando disperatamente di riattaccare l’orecchio strappato del suo peluche? Tutti siamo accomunati da ricordi d’infanzia legati a un pupazzo o a una bambola particolare. Io avevo Chiotto, un orsetto che portavo sempre in giro per il naso, fin tanto che ad un certo punto si strappò portandomi ad una nera disperazione infantile. Ebbene a quei tempi purtroppo non era ancora stata istituita la nobile figura del dottore delle bambole. Oggi quel vuoto immenso è stato colmato da Greta Canalis, che ad honorem è stata nominata dottoressa delle bambole. Lei con professionalità e pazienza unisce le sue capacità artistiche a una buona dose di psicologia per esercitare un’insolita professione. Qualunque bambola o peluche in pericolo di vita per un’operazione urgente o anche solo per un ritocchino estetico può rivolgersi a lei. Questo ci ricorda che nulla è impossibile, che se il lavoro giusto per te non esiste lo puoi sempre inventare e che bisogna sempre seguire i propri sogni e le proprie aspirazioni, infatti sulla porta della sua magica bottega c’è scritto: “restauro bambole orsi e sogni d’infanzia infranti”.

Cosa ti ha portato a questa missione tanto nobile?

È un mestiere che mi concede di non avere limiti di età spazio e tempo. Talvolta mi interfaccio con i bambini che, essendo i più esigenti, chiedono esplicitamente di avere il referto clinico del piccolo paziente. Altre volte lavoro per adorabili signore che mi affidano ricordi legati alla loro gioventù. Sempre più comuni sono anche i ragazzi trentenni che mi affidano gli orsetti e giocattoli di quando erano bambini. Tutti sono accumunati da un fortissimo legame emotivo verso i pazienti che mi affidano, ma ognuno ha una storia unica che arricchisce questo meraviglioso mestiere, e mi permette di entrare in contatto con le emozioni delle persone prendendomi cura dei loro ricordi.

Come dottoressa delle bambole hai prestato il giuramento di Ippocrate o esiste un codice deontologico proprio del mondo dei balocchi?

Trattandosi di un mestiere più unico che raro non esiste un vero è proprio codice deontologico. Le poche regole che mi impongo sono:

1.i bambini hanno sempre la precedenza!

2. le bambole devono conservare i segni del tempo. Come le rughe per noi sono un privilegio di chi ha un passato da raccontare, allo stesso modo i segni del tempo su una bambola sono il simbolo dei ricordi trascorsi insieme.

3. Ogni bambola è un caso a sé. È necessario conoscerne la storia, studiarne i materiali e applicare lavorazioni specifiche. Padroneggiare le varie tecniche di restauro ha richiesto anni di costante dedizione. E ti rendi conto che è stato tempo ben speso quando ricevi le telefonate dei clienti entusiasti, con la voce rotta dall’emozione, che ti ringraziano per aver ridato splendore ai loro ricordi.