Madeleine Fléau è un’artista capace di immortalare una bellezza senza tempo, frutto di una visione artistica attenta e una grande cura dei dettagli.
Il suo stile dona eleganza e personalità ai suoi lavori, la sua è un’estetica raffinata e contemporanea nonostante il forte richiamo a quei magnifici anni ‘20 ’30 a cui lei si rifà.
Gli ambienti presenti nelle sue fotografie sono curati e dai colori saturi, atmosfere dark accompagnano spesso i suoi lavori contribuendo a creare un senso di mistero pieno di fascino.

Ciao Madeleine e benvenuta su Stigmazine, se ti dovessi descrivere attraverso le tue passioni quali sarebbero quelle che rappresentano te e il tuo lavoro?
Innanzitutto grazie per questa intervista. Parto con il raccontare un aneddoto di quella che è sempre stata una mia ossessione: ovvero guardare di sera, dalla strada, le finestre accese e chiedermi cosa stia facendo quella persona qualunque in quella casa qualunque; credo nasca da qui la mia curiosità verso gli usi e le tradizioni dei popoli. Il mio lavoro è un’estensione di me, di conseguenza siamo intimamente legati come vecchi amanti; se potessi immaginare le mie opere come persone andremmo sicuramente per chiese, cimiteri, musei, mercatini dell’usato e naturalmente a bere in qualche vecchia bettola di paese; saremmo dei flâneurs a piede libero.

Le tue opere sono fortemente legate a un’estetica rétro. Ti senti figlia di questi tempi? Cosa cerchi di comunicare attraverso i tuoi lavori e cosa più ti affascina di quell’epoca?
Mi sento vittima di questi tempi; purtroppo l’anagrafe mi ostacola nel mio ambizioso progetto di dichiarare qualche centinaio di anni in più; ma mi sono adeguata. Sicuramente l’isolamento sociale con il quale sono cresciuta ha contribuito ad alienarmi dalla contemporaneità, però come ho detto prima, io sono quella che osserva nelle case, quindi si può dire che io tenga un piede fuori e un piede dentro il nostro tempo. Per quanto riguarda i miei lavori spero sempre che arrivi prima la loro atmosfera del’oggetto o del video o della fotografia; le mie opere vorrebbero essere un luogo educativo e ludico, esse sono un padre severo che racconta fatti crudi ma che sa anche sollevarti per fare l’altalena. Racconto spesso della mia terra d’adozione, la Lunigiana, e metto in rapporto la sua gente con popoli stranieri ed epoche lontane esattamente come farebbe un antropologo; il segreto della mia esistenza risiede nell’antico, la mia estetica e le mie conoscenze riposano tra gli stretti corsetti vittoriani e le ombre di un film noir; dove la bellezza era nei dettagli, nella cura per le minuzie, nell’opulenza e in tutto ciò che è inutile e quindi necessario proprio perché in-utile.

Quali sono gli artisti che più ti hanno ispirata?
Primo fra tutti Joel Peter Witkin, poi Leonora Carrington, Susan Hiller ,Duchamp e in generale i dadaisti e i surrealisti dei primi del ‘900 ; inoltre alcuni grandi registi come David Lynch e Peter Greenaway mi hanno influenzata molto.